Con il passaggio al digitale, molte imprese, soprattutto le PMI, non sono in grado di proteggersi dalle minacce informatiche. Questo succede perché non considerano importante la cybersecurity, ma la vedono solo come un costo aggiuntivo.
Le aree critiche
Ad oggi le PMI sono il bersaglio principale degli hacker, proprio perché sottostimano la sicurezza informatica sotto diversi aspetti: quello degli investimenti e quello della prevenzione. Per quanto riguarda lo scarso investimento, il concetto da tenere a mente è che “prevenire è meglio che curare”, perché curare in questo caso vuol dire costi elevati per riparare i danni derivati da un data breach.
Invece per la prevenzione, si intende la disattenzione e la scarsa conoscenza informatica dei dipendenti. La minaccia interna è da tenere in forte considerazione, perché è una delle problematiche più serie.
Se i dipendenti non sono preparati a difendersi dalle minacce esterne, possono mettere a rischio i dati e i documenti dell’impresa e dei propri clienti.
Oltre a questi problemi, altre due aree critiche sono i dispositivi multifunzione e le reti. I dispositivi multifunzione, come ad esempio le stampanti, presentano delle vulnerabilità al loro interno che, se scoperte, possono portare gli hacker ad impossessarsi di documenti privati.
Per quanto riguarda le reti, si parla soprattutto di quelle Wi-Fi pubbliche, in quanto non tutti gli utenti conoscono il rischio della perdita di dati sensibili. In questo caso le tecniche utilizzate dai malintenzionati possono essere l’acquisizione dei pacchetti di dati oppure l’intercettazione di una comunicazione in corso.
Le insidie frequenti
Sono varie le insidie che colpiscono i dipendenti delle PMI, quelle più comuni sono il phishing e il ransomware.
Il ransomware nello specifico è una minaccia estremamente insidiosa, perché tende a bloccare i dispositivi infettati finché le vittime non pagano un riscatto, spesso da pagare in cryptovaluta.
In molti casi le imprese pagano questo riscatto, senza la totale sicurezza di riprendere i dati, in quanto i file potrebbero essere inutilizzabili.
Un’ulteriore minaccia è l’e-mail spoofing, che consiste nella falsificazione dell’intestatario di una mail che proviene da un luogo o da qualcuno diverso dalla fonte reale. In questo caso i malintenzionati hanno l’obiettivo di rubare i dati personali in modo da creare un account e utilizzare l’identità rubata, oppure venderla sulla darknet.
L’attacco alla Supply Chain è una minaccia emergente e molto pericolosa che compromette il meccanismo di aggiornamento del software. Questo permette ai criminali di inserirsi all’interno della distribuzione di esso identificando l’azienda con scarsa protezione. Per evitare un attacco, l’impresa che ha un ruolo nella supply chain deve chiedere ai propri vendor e partner quali sistemi di protezione utilizzano.
Il futuro della cybersecurity non riguarderà più solo i casi di phishing, ransomware o le vulnerabilità della rete, ma anche e soprattutto l’Internet of Things. In questo caso non si parla più solo della protezione dei dati, ma del controllo diretto dei dispositivi e quindi degli utenti stessi.
Conclusioni
È fondamentale che le PMI aumentino le spese per la sicurezza informatica, in quanto un hacker riesce a sfruttare ogni errore, anche il più banale. Anche perché un attacco non ha solo ripercussioni temporanee, ma può compromettere il futuro dell’impresa stessa.
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